IL MISTERO DELLA PENTECOSTE
Meditazione ai Padri Salesiani 11/5/93
Lettura: Atti 2,1-11 e Gv 14,23-26
Ontologicamente e liturgicamente, la Pentecoste chiude il ciclo pasquale per inaugurare l'economia ecclesiale. Essa è un compimento: quello della promessa, fatta dal Figlio, di mandare da presso il Padre "un altro Consolatore", quando sarebbe stato glorificato nella Santa Trinità. La Pentecoste è anche un inizio: quello della comprensione del mistero di Cristo.
La presenza di Cristo fra gli uomini, sulla terra, si è chiusa con la sua Ascensione; perciò il suo tempo storico, durante il quale aveva annunciato il Regno, è giunto alla fine.
Si tratta di renderci consapevoli del contenuto e della portata del Vangelo. Il libro degli Atti, le Lettere apostoliche, non faranno nient'altro che questo.
Il lavoro dei Padri, dei Santi, degli Asceti, dei teologi posteriori, avrà lo stesso scopo. Ora, il contenuto dell'Evangelo si riferisce alla vita; la sua portata mira all'eternità. "Le parole che vi ha detto sono spirito e vita" (Gv 6,63). Perciò la discesa dello Spirito di verità e del Datore di vita nella Pentecoste non è soltanto un fatto, conclusivo ed iniziale insieme, ma è anche qualcosa di permanente. Non si effettua una volta per sempre, ma continua. Non è soltanto un evento che è accaduto in un certo luogo, nell'anno tale e nel mese tale: è ancora (e soprattutto, oserei dire) una realtà costante, da cui dipende sostanzialmente l'esistenza stessa della Chiesa nei secoli. A questo duplice titolo, essa è la festa iniziatica per eccellenza.
Archimandrita Marco
(Don Vincenzo)