Notizie e immagini dalla Roccia 2002

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2 febbraio 2002

Il Cardinale Poupard in visita alla Roccia

13 febbraio 2002

Il Cardinale Simonis celebra al Santuario

11 maggio 2002

Sedicesimo anniversario delle apparizioni

Giugno - Agosto 2002

Messaggio di commiato di S.E. Mons. Bommarito
e
Messaggio di saluto di S.E. Mons. Gristina, nuovo Arcivescovo di Catamia

2 febbraio 2002 - Il Cardinale Poupard in visita alla Roccia

Il cardinale francese Poupard, presidente del Pontifìcio Consiglio per la cultura, ha visitato il 2 febbraio il Santuario della Madonna della Roccia di Belpasso. Accompagnato dall'arcivescovo di Catania, mons. Luigi Bommarito, è stato accolto dal rettore del santuario, don Angelo Grasso.
Il cardinale si è diretto al tempietto, soffermandosi davanti al simulacro della Regina della Pace.
Qui, dopo una breve preghiera, il rettore ha delineato all'ospite gli eventi che, a partire dal 1986, hanno dato origine a tanta devozione, e illustrato poi le opere che sono sorte successivamente sul luogo per renderlo più accogliente ai tanti pellegrini che giorno e notte vi si avvicendano.
L'illustre ospite, assieme all'Arcivescovo e al Rettore, ha poi proseguito lungo il sentiero "Via della Vita" fino alla Grotta della Resurrezione. Sua Eminenza non ha mancato di esprimere stupore e ammirazione davanti a questa cattedrale naturale, creata dalle secolari eruzioni dell'Etna e oggi adibita al culto.
"Conoscevo solo la grotta di Lourdes - ha commentato il Cardinale Poupard — ma qui ci troviamo davanti ad una meraviglia della natura, che testimonia l'amore di Cristo. Arrivando in questo Santuario ho avvertito di essere nei cuori di Gesù e di Maria e un senso di serenità e di pace che porta gioia nel cuore e a sentire la loro presenza. Uscendo da qui sentiamo che Cristo e Maria ci invitano ad andare nel mondo e per il mondo per testimoniare la pace e costruire la civiltà dell'amore alla quale ci esortava Paolo VI, del quale sono stato collaboratore. Credo che sempre più la gente verrà qui a pregare per rafforzare la fede che è la speranza di un mondo migliore".

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13 febbraio 2002 - Il Cardinale Simonis celebra al Santuario.

Il Cardinale A. Simonis, primate d'Olanda, ad un anno di distanza è ritornato a Catania in occasione della festività di S. Agata. Durante il uo soggiorno non ha mancato di visitare il Santuario della Madonna della Roccia di Belpasso e i dintorni. Su invito del Rettore, Don Angelo Grasso, il 13 febbraio, mercoledì delle Ceneri, ha presieduto la S. Messa, ponendo sul capo dei fedeli che gremivano il salone S.Luigi, le Sacre Ceneri. A conclusione, si è svolta una processione eucaristica attraverso la Via della Vita fino alla grotta della Resurrezione, dove Sua Eminenza ha impartito ai presenti la solenne benedizione finale.

 

 

 

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11 maggio 2002 - Sedicesimo anniversario delle apparizioni - Omelia di S.E. Mons. Bommarito, Arcivescovo di Catania, alla Roccia di Belpasso.

Siamo qui riuniti per ringraziare la Maestà misericordiosa del Signore per due preziosi doni: è il 16mo anniversario del segno di benevolenza e di amore materno offerto al popolo fedele, qui, alla Roccia di Belpasso, dalla Madonna Regina della Pace.
Sono passati 16 anni, tanti e qui, dalle brulle aride zolle laviche è sbocciato verso l’alto questo tempio che con le sue dodici colonne ricorda i dodici apostoli che Gesù ha posto a fondamento della Chiesa.
Sono passati 16 anni e qui il deserto è fiorito in luogo di preghiera, di eucaristia, di pellegrinaggi continui e fervorosi. Qui tante conversioni hanno portato luce verità e grazia nel cuore di tanti fedeli.
Sono passati 16 anni e tante vocazioni sacerdotali sono qui sbocciate e maturate al fuoco dello Spirito Santo sotto la protezione e guida materna di Maria.
È stata scoperta la Grotta delle Risurrezione che conclude con la penitenza della Scala Santa la via della croce, della luce e della vita. E nella grotta è arrivato il Cristo Redentore che porta la croce, la sua e le nostre croci e che ci aspetta sempre per darci la mano e il suo perdono e la sua pace.
E, come inaspettato dono è arrivata la "Casa del Pellegrino" e il "Salone San Luigi" e gli altri luoghi tanto utili al servizio che la Roccia rende ai molti moltissimi figli che vengono a venerare la Madre che dalla Roccia tutti abbraccia, consola, benedice e accompagna a Gesù.
Sì, accompagna a Gesù, perché questa è la stupenda missione di Maria. Maria è la via più breve, più comoda, più amabile, più facile per arrivare a Gesù.
E qui alla Roccia venne poi il Decreto Arcivescovile che elevava questo luogo di preghiera e di grazia alla dignità e responsabilità di Santuario diocesano. Quante cose belle, quanti eventi, quante grazie, quanti miracoli.
Per questo, nel 16mo anniversario della Roccia di Belpasso, siamo qui per lodare, benedire, ringraziare la Misericordia tenerissima del Signore che ha voluto guardare questo luogo con particolare sguardo di amore e di bontà.
Qui ha voluto richiamare tutti noi a vita di conversione permanente. Vita sostanziata di preghiera, illuminata alla Parola di Dio, aperta all’amore dell’umanità sulle vie della speranza e del Vangelo della pace.
Carissimi, in questo fausto anniversario c’è un altro dono significativo: l’approvazione dello
Statuto della "Famiglia del Cuore Immacolato di Maria Regina della Pace alla Roccia di Belpasso".
In data odierna approvo con la mia firma e consegno al Rettore, a nome della Chiesa, l’atteso Statuto che eleva ad Associazione diocesana di oblati chierici e laici quell’associazione che nel lontano 3 maggio 1988 si era costituita presso lo studio notarile Inzerillo.
Anche questo, miei cari, è un passo significativo del cammino di questo Santuario verso i traguardi di fede, grazia e santità che la Provvidenza ha progettato.
E mi piace sottolineare che lo Statuto pur avendo una valenza giuridica di pubblico riconoscimento ecclesiale, è carico di indicazioni spirituali e spalanca per gli oblati, cioè per quanti appartengono all’Associazione vasti orizzonti di cristiana perfezione sulle vie dell’Amore e sui passi della Vergine Maria.
Basta ricordare che le cinque parole che sintetizzano la vita di Maria: eccomi, il Magnificat, la visitazione, la generazione del Figlio di Dio, la partecipazione alla Croce di Gesù, riecheggiano tra gli articoli e le righe dello Statuto.

a) La vita di Maria è vita di disponibilità: "ecco la serva del Signore, si compia in me la Parola di Dio".

L’articolo 7 dello Statuto (è al Capitolo secondo) dice che gli oblati si impegnano a vivere una vita di intensa spiritualità mariana nello spirito delle nozze di cana: "fate quello ch’Egli vi dirà". L’ascolto della Parola del Signore e l’obbedienza ad essa è la radice e la sostanza della spiritualità degli oblati: "eccomi" è la parola che sboccia continuamente nel loro cuore e nel loro stile di vita modellata su Maria.

b) Magnificat canta la Madonna con animo grato e lieto.

Al numero 14 dello Statuto si legge che " gli oblati vivono momenti di comunione di vita animata dallo Spirito Santo e sperimentano così la gioia piena.

c) Maria è grande per la sua immensa straordinaria missione di salvezza: visita la cugina Elisabetta appena ha ricevuto l’Annunzio ed ha concepito Gesù nel suo grembo, e genera Gesù, redentore dell’umanità.

Gli oblati dell’Associazione Famiglia del Cuore Immacolato di Maria — così afferma lo statuto tra tante righe e in tanti articoli — studiano, pregano, si formano per l’apostolato, cioè per accogliere, visitare e aiutare i fratelli e le sorelle ad aprire il loro cuore alla vita nuova in Cristo Gesù e nello Spirito Santo.
All’articolo 2 si legge che il fine dell’Associazione è di aiutare i suoi membri a lasciarsi amare da Dio amandolo, e di amare i fratelli.
E nell’articolo 3: fine speciale dell’Associazione è quello di mettere a disposizione della diocesi e delle chiese sorelle, presbiteri e laici debitamente preparati e impegnati nell’evangelizzazione.

d) Maria, lo sappiamo bene, "stabat", stava presso la croce e partecipava alla passione redentrice del Figlio.

Anche gli oblati sono chiamati ad unire le loro sofferenze, ad affrontare difficoltà e tentazioni nello spirito "della preghiera, della penitenza, della conversione" come afferma l’articolo 2 dello Statuto.

Perché gli oblati possano santificarsi alla scuola di Maria, lo Statuto sottolinea il valore della formazione. Gli eventuali oblati aspiranti all’ordine sacro si formeranno nel Seminario diocesano con la guida del Vescovo e dei Superiori.
Gli altri oblati avranno come dovere fondamentale lo studio della Parola di Dio, della Teologia, della Mariologia. Ne parla tutto il Capitolo IV dello Statuto, dedicato appunto alla formazione.
Carissimi oblati, carissimi tutti, non dimentichiamo che — lo ricorda provvidamente anche lo Statuto — dall’alto della Croce, Gesù che ci aveva dato tutto volle darci anche la Madre sua come supremo dato.
O Madre nostra Maria, permetti che al tuo Magnificat uniamo anche il nostro per lodare, benedire, cantare le grazie dell’Amore del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, a cui sia lode, onore, potenza nei secoli dei secoli. Amen. Alleluia.

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Catania, martedì 16 luglio 2002
Basilica della Madonna del Carmine

Venerati presbiteri, diaconi, consacrati, gentili autorità, fedeli tutti carissimi,
"La gloria di Colui che tutto muove
nell’universo penetra e risplende
in una parte più e meno altrove".
Così i versi sublimi di Dante.

La gloria di Dio è il suo amore. Risplende al massimo nel volto del Figlio suo Cristo Gesù. Risplende pure nel cuore della madre di Gesù e nostra, madre che oggi salutiamo col titolo del Carmelo. L’amore di Colui che tutto muove risplende anche in questa nostra assemblea di festa e di gioia e di saluto.
Qui celebriamo oggi la festa del Magnificat. Se volessimo dare un altro titolo un pò bizzarro potremmo chiamarla la festa del "Non c’è confronto".
Si, miei cari, non c’è confronto tra i nostri limiti e peccati e la misericordia di Dio; tra le prove e le difficoltà e l’abbondanza del perdono e delle consolazioni che il Signore sempre munifico ci concede.
"Non c’è confronto" quante volte l’ho sperimentato in modo evidente e sorprendente. Questa festa del Magnificat di Maria e nostra è la festa della verità: ci rende più evidente l’antico trittico che mi è folgorato puntualmente nel cuore nei momenti di successo e di consenso: homo umus, fama fumus, finis cinis. È questa, miei cari, la verità profonda della nostra esistenza!
Questa festa del Magnificat di Maria, madre e modello della Chiesa, fa brillare più splendidamente l’Ecclesiam dilexi. Per grazia di Dio, queste due parole, nella mia vita, non hanno costituito solo un motto araldico, ma sono state, pur tra tanti limiti e incoerenze, programma di vita. Amare la Chiesa! E sappiamo bene che dove c’è vero amore non può mancare la sofferenza. E se è bello, miei cari, soffrire per la Chiesa è meraviglioso — credetemi — soffrire dalla Chiesa.
Amare la Chiesa per me, oggi, si traduce in preghiera che assomiglia a quella che leggiamo nell’antica "Dottrina dei dodici Apostoli": "ricordati, Signore, della tua Chiesa. Di quella di Monreale che mi ha generato alla fede e mi ha consacrato al servizio del Regno. Grazie Chiesa di Monreale, mia madre santa sei!
Ricordati, Signore, della Chiesa di Agrigento dove, tra difficoltà e problemi, ho gustato sempre la ricchezza della tua grazia multiforme. Quanti ricordi forti e dolci!
Ricordati, Signore, dell’amata Chiesa che è in Catania. In essa ho visto crescere il "senso della diocesi". In essa sono stato edificato e confortato da tanti fratelli e sorelle pieni di Spirito Santo e di operosità. Ti amo, Chiesa di Catania, con amore appassionato!
Ricordati, Signore della tua Chiesa, preservala da ogni male e rendila perfetta nella tua carità. Radunala dai quattro venti, santificala nel tuo regno, che per lei hai preparato. Perché tua è la potenza e la gloria nei secoli".
Carissimi, festa del Magnificat è quella che celebriamo ed è magnificat di lode, amore, gratitudine. Sì, amatissimi fratelli e sorelle, sì, dilettissimi figli di questa santa Chiesa che è in Catania, celebriamo la festa del ringraziamento. Questi sentimenti di ringraziamento li ha sintetizzati in parte la mia lettera di saluto che già conoscete ma che mi piace brevemente risprendere.
"Carissimi nel Signore Gesù,
è arrivato per me il momento di lasciare Catania e il mio servizio episcopale alla Diocesi.
Lo faccio con gioia perché sono convinto che, attraverso l’avvicendamento, la Chiesa ringiovanisce in clima di costante primavera. Il mio successore, S. E. Mons. Salvatore Gristina, è giovane, affabile e preparato. Sono contento e gli auguro tanti doni dello Spirito e cordiale collaborazione da parte di tutti.
Da parte mia ringrazio il Signore per tutte le grazie, le difficoltà, i problemi, le consolazioni abbondanti che mi ha elargito con sovrana misericordia e munificenza nei quattordici anni di mia presenza nella Chiesa di Catania. Ho trovato affetto, cordialità, intelligenza, laboriosità, disponibilità e ringrazio tutti, presbiteri, diaconi e seminaristi, religiosi e laici per la benevolenza che sempre mi hanno accordato e per la pazienza e comprensione che mai mi hanno fatto mancare.
Un grande grazie ai monasteri di clausura: ho sempre goduto del sostegno della loro preghiera, sempre da me chiaramente percepito. Così come ho percepito le preghiere del sempre venerato Mons. Domenico Picchinenna, modello di modestia, di discrezione, di pietà. Anche i miei cari che sono in Paradiso, papà Salvatore e mamma Rosina, mi sostengono con la preghiera.
Grazie anche a Mons. Vicario Generale e ai preziosi collaboratori nella Curia Arcivescovile. Grazie anche alle varie aggregazioni ecclesiali segno della presenza dello Spirito nei solchi fecondi della nostra Chiesa. E grazie molto al "San Paolo", al "San Luca", al "Sant’Euplio", al "Verbum Domini".
Un grazie sentito anche alle pubbliche Autorità cittadine di ogni ordine e grado per lo spirito di leale collaborazione che costantemente ha animato i nostri rapporti, sempre nel reciproco rispetto dei nostri ruoli e competenze.
Mi porto nel cuore questa amata Città e Arcidiocesi con le sue conquiste, i suoi problemi e con le sue straordinarie potenzialità di intelligenza e di capacità operativa che, incoraggiate e armonizzate, sono capaci di ridare a Catania non solo un rinnovato volto di fervore religioso vero se illuminato dalla Parola che conforta e salva, ma anche di prosperità sociale capace di raggiungere tutte le famiglie, soprattutto le più bisognose di giustizia e di attenzione solidale.
Queste mie prospettive augurali saranno presenti nelle mie preghiere quotidiane.
Buon lavoro a tutti! E sarà buono se sapremo eseguirlo con sensibilità di coscienza, con quello spirito di solidarietà che solo il Signore Gesù sa infondere nelle nostre menti e nei nostri cuori.
Anche per questo vi raccomando alla Madonna ch’è stata la stella del mio cammino. Quante volte mi ha liberato da situazioni difficili! Non si contano!
E adesso, se è lecito "magna componere parvis" cioè se è lecito citare i grandi da parte dei piccolissimi, oso fare mie le parole di san Paolo, a Mileto, nel suo saluto di commiato: "Ed ora vi affido al Signore e alla parola della sua grazia che ha il potere di edificare e di concedere l’eredità con tutti i santificati.
Detto questo, San Paolo, si inginocchiò con loro e pregò".
Anch’io mi inginocchio davanti a Dio, davanti alla Madonna e davanti a voi tutti e prego perché questa santa Chiesa di Catania cammini sulle vie dell’amore e della comunione, della santità e della gioia, sempre impegnata nei solchi della storia e sempre protesa verso l’eternità beata.
Con sempre viva gratitudine! Amen. Alleluia.

Catania, 16 luglio 2002
Festa di N. S. del Monte Carmelo

vostro + Luigi, arciv.
Amministratore Apostolico
della Chiesa di Catania

Messaggio di S. E. Mons. Salvatore Gristina
alla Chiesa santa di Catania
Acireale, 7 giugno 2002

Eccellenza Reverendissima e Carissima,
La prego di sentirmi accanto a Lei nel momento in cui rende pubblica la nomina del nuovo Arcivescovo di codesta santa Chiesa di Dio che è in Catania.
L’evento avviene nella Solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù. Oggi il Padre ci dà la gioia di celebrare in quel Cuore le grandi opere del suo amore per noi, e tutti ci sentiamo attirati dal Cuore del Salvatore. A Lui voglio anch’io rivolgere lo sguardo per cercare di comprendere quanto mi sta accadendo.
Contemplo in Cristo il Buon Pastore che 14 anni fa chiamava Lei al compito di Suo Vicario in codesta Chiesa. Mi associo volentieri all’intera comunità diocesana catanese che recentemente ha espresso ed oggi certamente rinnova il sincero ringraziamento per il generoso ministero episcopale da Lei finora svolto.
Lo stesso Buon Pastore oggi chiama me, e, nel farlo, Egli legge nel mio cuore i sentimenti che affido a Vostra Eccellenza perché voglia comunicarli ai presenti e alla Comunità diocesana.
Provo un sentimento di straordinaria sorpresa, quasi un senso di stordimento, nel sentirmi chiamato a svolgere il servizio episcopale a Catania. Mi metto in ginocchio per balbettare: "Sia fatta, o Signore, la tua volontà". Essa mi è manifestata dalla decisione del Santo Padre Giovanni Paolo Il, al quale in questo momento rinnovo la promessa di filiale obbedienza e fraterna comunione; per Lui la nostra preghiera e la gratitudine piena di stupore per il ministero che il Signore Gli concede di svolgere in maniera così esemplare.
La volontà del Signore mi giunge più imprevedibile ed inattesa rispetto agli altri momenti determinanti della mia vita. Oggi, come in precedenza e ancor di più, sento che parte dal Cuore di Gesù la domanda che inequivocabilmente mi interpella: "Salvatore, mi ami?". Ancora una volta sono chiamato a riconoscere l’amore di Cristo e a ricambiarlo con l’umile esercizio della carità pastorale verso le sorelle e i fratelli cui sono inviato. Dal mio cuore, pur tante volte ingrato e adesso pieno di trepidazione, sorge la risposta alla domanda di Gesù: "Ti amerò, o Signore; Tu dilata il mio cuore perché più numerosa è la tua famiglia che mi affidi".
La destinazione alla Chiesa di Catania modifica radicalmente il cammino che tre anni fa avevo iniziato a percorrere insieme all’amatissima Chiesa di Acireale. Ma il senso e la meta di tale cammino resta identico, come identico è Cristo ieri, oggi e sempre, nostra via, verità e vita.
Verrò presso di voi, incontrerò e conoscerò le sorelle e i fratelli che formano codesta eletta Comunità e mi metterò in cammino con tutti.
Con voi, fratelli presbiteri e diaconi con i quali condivido anzitutto l’affetto di predilezione che Gesù ci riserva; con voi fratelli e sorelle che arricchite la Chiesa di Catania con la vostra speciale consacrazione al Signore e dedizione al prossimo; con voi carissimi seminaristi ed operatori pastorali. Opereremo insieme per offrire a tutti il tesoro che la Chiesa ha ricevuto: la grazia del Signore Nostro Gesù Cristo, l’amore di Dio Padre e la comunione dello Spirito Santo; la Parola di Dio e il Pane della vita; la gioia e l’esperienza della preghiera filiale personale e comunitaria; l’energia e la speranza che lo Spirito del Risorto suscita continuamente in essa.
Con voi genitori e figli, educatori e Responsabili a vario titolo del bene comune; con voi che operate nella e tramite la cultura, la sanità, il volontariato e nell’imprenditoria lungimirante e generosa; con voi che con il lavoro quotidiano sostentate voi stessi, le vostre famiglie e contribuite al benessere di tutti.
Con voi sorelle e fratelli immobilizzati in un letto o in una sedia di sofferenza, ma operatori di tutto quel bene noto al Signore e che noi siamo chiamati a percepire con occhio purificato, attento e grato.
Mi metterò in cammino con tutti. Quale sarà la nostra meta? Se Cristo stesso indica l’essere umano quale "prima e fondamentale via della Chiesa" (cfr Redemptor Hominis, 14), un tale grande itinerario non potrà non condurci che verso ogni donna ed uomo che vive in terra catanese, ogni donna e ogni uomo cui andremo incontro, che cercheremo e che tratteremo con rispetto e amore. Questa umana solidarietà diviene realmente, in modo più o meno consapevole, cammino verso il Signore Gesù che con la sua Incarnazione "si e unito in certo modo ad ogni uomo" (Gaudium et Spes, 22).
Nell’andare incontro a tutti avremo uno speciale debito di amore ed una evangelica preferenza per i piccoli, i poveri, i deboli, i senza lavoro, gli emarginati, gli esclusi. In questo servizio Gesù si offre come modello e solo in esso permette che i suoi discepoli possano anche gareggiare per essere i primi, cioè più a servizio. Invito tutti a questa gara; vi parteciperò anch’io con il servizio che devo svolgere come servitore del Vangelo di Gesù Cristo per la speranza del mondo.
Seppur con viva trepidazione, pregusto già la gioia e l’onore di essere inserito nella Chiesa di Dio che è in Catania e che cammina nella storia con il dono della Carità, con la sempre più chiara coscienza della sua vocazione ad essere fermento, luce del mondo e sale della terra.
Mi affido all’azione dello Spirito Santo perché mi spinga come e dove vuole e quindi anche nella direzione che risponderà alle attese che la Chiesa di Catania nutre ed ha pubblicamente espresso nei riguardi del nuovo Pastore. So bene di essere inadeguato: confido perciò nel Signore e mi affido alla materna intercessione della Vergine Santissima e a quella di Sant’Agata, di S. Euplo, dei Santi e delle Sante che onorano la nostra Chiesa.
So che non mancherà la vostra preghiera e particolarmente quella sua, venerato e carissimo Mons. Bommarito. E sono lieto di assicurarvi di quella che già sgorga dal mio cuore per tutti voi.
E mi permetta infine, Eccellenza Carissima, di unirmi a Lei nel benedire con tutto il cuore, Lei ancora una volta ed io per la prima, le sorelle e i fratelli della nostra amatissima Comunità catanese.

dev.mo e aff.mo
Salvatore Gristina, vescovo

Mons. Gristina ai politici: "Siate al loro servizio con umiltà"

Il ricordo della designazione papale che il 7 giugno scorso lo lascia "senza parole", il rimpianto della diocesi di Acireale vissuta per troppo poco tempo, la gioia di essere a Catania, pure una realtà difficile, la volontà di mettersi al servizio degli altri, una prima "tirata d'orecchio" ai politici. Questo e altro nel lungo e intenso pomeriggio di mons. Salvatore Gristina nel suo "battesimo" catanese, nel momento cioè della presa di possesso dell'arcidiocesi a due mesi dalla decisione della Santa sede.
L'arrivo, dopo l'ingresso in città da Ognina è in una piazza Stesicoro chiusa al traffico ma non stracolma di gente. Tanti i politici venuti ad accogliere il nuovo presule, tanti i sacerdoti, le suore e i laici impegnati nel sociale, poca la gente comune. Gli applausi scandiscono comunque l'arrivo del nuovo vescovo in pochi si affacciano ai balconi, nessuno esce dai negozi, i passanti danno appena uno sguardo. Nonostante il clima, insomma, Catania appare tiepida.
Alla sua nuova città, e a tutti quelli che come lui festeggiano oggi, giorno della Trasfigurazione del Signore l'onomastico, mons. Salvatore Gristina si rivolge con affetto e semplicità, spiegando che ha accettato l'incarico dopo averci pensato tanto: sa che Catania è una realtà difficile e impegnativa. Un concetto che ricorre anche nelle parole del sindaco Umberto Scapagnini che a nome della città gli dà il benvenuto.
Infine mons. Gristina cammina per le vie della sua Catania, preceduto da un lunghissimo serpentone di sacerdoti con i paramenti dorati dei giorni di festa, accompagnato dal cardinale Pappalardo, dal Nunzio apostolico Romeo e da altri vescovi siciliani e seguito da politici e autorità: il presidente della Regione Cuffaro, il prefetto Di Pace, il sindaco Scapagnini e il presidente della Provincia Musumeci, deputati nazionali e regionali, le altre autorità cittadine.
Dopo un periglioso ingresso in Cattedrale attraverso lo stretto corridoio lasciato dai lavori in corso in piazza Duomo, il lungo rito ha inizio. Il nuovo arcivescovo accolto da una lungo applauso e visibilmente commosso si inginocchia a baciare la croce che ricorda il suo status e dopo aver percorso la navata centrale fra strette di mano e saluti prende posto nell'altare. E' un giovane sacerdote a leggere il messaggio del Pontefice che esorta l'erede di Berillo "a mettersi diligentemente alla guida della comunità ecclesiale, curandosi in umiltà e carità delle aspettative spirituali dei fedeli" ed è il vicario generale mons. Agatino Caruso a dare al nuovo presule il lungo benvenuto dell'arcidiocesi. "La sua nuova sposa - dice - l'accoglie con gioia ed entusiasmo. Lei che viene dalla chiesa di Venera e giunge nella chiesa di Agata". Al nuovo arcivescovo il vicario generale ricorda anche i "numeri" del suo nuovo territorio. Oltre 730.000 anime, 154 parrocchie, 285 religiosi e altrettanti "secolari", 35 diaconi permanenti. "Assicuri e faccia crescere - auspica - la comunione fra lei e i presbiteri, il laicato e i fedeli". E a suggellare il benvenuto, che comprende anche il riferimento - sottolineato da un applauso - al lungo operato di Bommarito, c'è il dono del pastorale, del bastone simbolo, al nuovo arcivescovo catanese. "Coraggio, arcivescovo - conclude mons. Caruso - la sostengono Agata, Berillo, Euplo e il beato Dusmet".
Gli stalli del coro si animano; tutti vogliono rendere omaggio al nuovo presule. Gristina accoglie tutti, poi corre ad abbracciare con affetto coloro che più di tutti hanno sostenuto la sua nomina: il cardinale Pappalardo, di cui Gristina fu vicario e il Nunzio apostolico Romeo.
L'omelia, che tutta la chiesa attende è ricca e colta. Piena di riferimenti e citazioni, innanzitutto, e dedicata al commento sul brano del Vangelo di Matteo che "racconta" la Trasfigurazione del Signore. E proprio un frammento di quel brano: "Signore, è bello per noi restare qui..." diventa il "tormentone" che permette al nuovo arcivescovo di dialogare per la prima volta con i catanesi. "E' bello stare qui per riconoscersi in una sola chiesa pur provenendo da diverse città". Un abbrivio che gli dà modo di dedicare un saluto ai parenti palermitani e un ricordo di papà e mamma che lo chiamavano "Totuccio", di citare Acireale, di "salutare i fratelli e le sorelle di Catania chi già amo". "Sono qui per dare un benvenuto a tutti e particolarmente agli immigrati che prima dell'impronta digitale - sbotta rivolto alle autorità presenti - hanno impressa in sè l'impronta di Dio". A loro e "alla liberazione degli oppressi, dei piccoli, dei poveri, dei sofferenti, dei senza casa, dei senza lavoro e degli emarginati" deve essere dedicato "l'esclusivo cammino delle comunità di base e anche delle autorità. "Siete al servizio - ricorda loro - del bene comune". "E' bello essere qui - conclude rivolto ai fedeli catanesi - prendendo a cuore con umiltà e carità le vostre aspettative spirituali".
Tanti i messaggi di saluto rivolti al nuovo arcivescovo. Il presidente della Provincia Musumeci sottolinea fra l'altro come "Il motto scelto da mons. Gristina rispecchia fedelmente la filosofia di questa comunità. Nella speranza della resurrezione. I catanesi, da sempre, sono abituati ad affrontare e vincere mille sfide".
"Un autentico dono divino per la Chiesa catanese". Così definisce l'arrivo di mons. Gristina l'on. Mimmo Rotella che si dice certo che il nuovo arcivescovo lascerà un segno nella società catanese. "Piena disponibilità per ogni iniziativa che intenda assumere per incidere su una realtà contraddittoriamente caratterizzata da punte di modernità e sacche di disperato disagio" è ribadita infine a mons. Gristina dalla Uil catanese.

Rossella Jannello (brano tratto da La Sicilia)

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11 Maggio 2002

 

2 Giugno 2002

 

 

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